“La perfezione non è un traguardo, ma una prigione dorata.” Così diceva Carl Gustav Jung, o almeno così avrebbe potuto dire se avesse vissuto nell’epoca dei filtri Instagram e delle liste interminabili di cose da fare. Come psicologo, ho visto il perfezionismo indossare molte maschere: dall’ambizione ammirevole al tiranno interiore che sussurra “non sei mai abbastanza”. Oggi voglio portarti in un viaggio per capire questo fenomeno, riflettere su come ci intrappola e, soprattutto, su come superarlo. Non ti prometto la perfezione – sarebbe ironico, no? – ma ti assicuro qualche spunto per guardarti allo specchio con un sorriso più indulgente.
Superare il Perfezionismo: Quando il “Perfetto” Diventa Nemico
Immagina di essere un pittore. Hai davanti una tela bianca e un’idea grandiosa, ma ogni pennellata ti sembra sbagliata. Passi ore a correggere, a rifare, finché la tela non è più un’opera d’arte, ma un campo di battaglia di colori. Ecco il perfezionismo in azione: non è solo voler fare bene, è pretendere l’impossibile. Studi come quello di Flett e Hewitt (2002) lo descrivono come una tendenza a fissare standard irraggiungibili, spesso accompagnata da un’autocritica feroce. Non è ambizione, è ossessione travestita da virtù.
Eppure, c’è una verità scomoda: il perfezionismo può sembrare un alleato. Ti spinge a lavorare sodo, a curare i dettagli. Ma a che prezzo? Quando il tuo valore dipende da un errore non commesso o da un traguardo mai abbastanza alto, vivi in un eterno “quasi”. Superare il perfezionismo non significa abbassare l’asticella, ma imparare a danzare con i propri limiti invece di combatterli.
Il Perfezionismo Ha un Lato Oscuro (E Non Parlo Solo dei Capelli Grigi)
Parliamoci chiaro: essere perfezionisti non è solo questione di voler apparecchiare la tavola come in una rivista di design. Ha conseguenze reali. La ricerca di Curran e Hill (2019) ha mostrato che il perfezionismo è in aumento, soprattutto tra i giovani, e si porta dietro ansia, depressione e burnout come compagni di viaggio poco desiderati. Perché? Perché il perfezionista non si ferma mai. Ogni successo è solo un trampolino per il prossimo “devo fare meglio”.
Conosco pazienti che hanno passato notti insonni a riscrivere una mail per paura di un refuso, o che hanno rimandato progetti per mesi perché “non erano ancora pronti”. Ti suona familiare? Il perfezionismo ti convince che sbagliare sia un fallimento personale, non un semplice passo falso. Ma ecco una piccola perla: gli errori non sono il tuo epitaffio, sono le tue medaglie di crescita.
Superare il Perfezionismo: La Procrastinazione È il Suo Migliore Amico
E poi c’è lei, la procrastinazione, la regina subdola che il perfezionismo incorona. “Non inizio finché non sono sicuro che sarà perfetto,” mi disse una volta un cliente, mentre il suo progetto giaceva sepolto sotto strati di buone intenzioni. La paura di non essere all’altezza paralizza, e così si rimanda, si pianifica, si sogna… ma non si agisce. È un circolo vizioso: più aspetti la perfezione, meno fai, e meno fai, più ti senti inadeguato.
Ma c’è speranza. Superare il perfezionismo significa fare pace con il “buono abbastanza”. Non sto dicendo di accontentarti di un lavoro mediocre – sono uno psicologo, non un predicatore di pigrizia – ma di capire che “fatto” batte “perfetto” nove volte su dieci. Come disse Voltaire, “Il meglio è nemico del bene.” E aveva ragione: a volte, inseguendo il 100%, perdi il 90% che avevi già in tasca.
E’ Possibile Superare il Perfezionismo?
Ora, non ti lascerò con un “sii te stesso” da manuale di auto-aiuto. Superare il perfezionismo richiede un po’ di lavoro sul campo. Una tecnica che uso spesso con i miei pazienti è chiedergli: “Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere se non fosse perfetto?” Di solito, la risposta è meno catastrofica di quanto immaginano – un collega che alza un sopracciglio, un cliente che non nota nemmeno il dettaglio mancato. È un esercizio di prospettiva: il mondo non crolla per un’imperfezione.
Superare il Perfezionismo: Un Invito a Riflettere
Allora, eccoci qui. Il perfezionismo non è solo un tratto caratteriale, è una lente che distorce come vedi te stesso e il mondo. Ma non sei condannato a lucidare quella lente all’infinito. Superarlo non significa smettere di aspirare, ma smettere di punirti. Come disse Brené Brown, “L’imperfezione non è un difetto, è ciò che ci rende umani.” E se c’è una cosa che ho imparato in anni di pratica, è che l’umanità è molto più interessante della perfezione.
Se questo articolo ti ha fatto pensare – magari sorridere o persino annuire – mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Sul mio sito c’è uno spazio dove possiamo continuare la conversazione, o dove puoi trovare risorse per approfondire. Non serve essere perfetti per fare il prossimo passo, basta essere curiosi.
Dott. Marco Marchini Psicologo
Bibliografia
- Flett, G. L., & Hewitt, P. L. (2002). Perfectionism: Theory, Research, and Treatment. American Psychological Association. Link
- Curran, T., & Hill, A. P. (2019). Perfectionism is increasing over time: A meta-analysis of birth cohort differences from 1989 to 2016. Psychological Bulletin, 145(4), 410–429. Link alla fonte
- Brown, B. (2010). The Gifts of Imperfection. Hazelden Publishing. Link alla fonte